Prometeo
Da Wikiscuola.
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Prometeo, figlio di Giapeto, uno dei Titani, e Climene, ninfa oceanina. Aiutò Zeus nella lotta contro i Titani, ma poi gli si mise contro, per aiutare gli uomini. | Prometeo, figlio di Giapeto, uno dei Titani, e Climene, ninfa oceanina. Aiutò Zeus nella lotta contro i Titani, ma poi gli si mise contro, per aiutare gli uomini. | ||
- | Tra le sue imprese, Esiodo ricorda come imbrogliò Zeus | + | Tra le sue imprese, Esiodo nella Teogonia ricorda come imbrogliò Zeus dividendo un bue enorme in parti diseguali: avvolse le ossa con grasso, mentre mise intorno alle carni e alle viscere la pelle, così che sembrasse più appetitosa la parte nascosta dal grasso. Zeus si lasciò ingannare, ma poi punì gli uomini, togliendo loro il fuoco. Quando, però, Prometeo di nuovo lo ingannò, donando il fuoco ai mortali, allora Zeus li punì di nuovo creando la prima donna e inviandola tra gli uomini. Tale donna fu Pandora, |
+ | Prometeo fu invece incatenato alla rupe del Caucaso, dove un'aquila ogni giorno gli rodeva il fegato che di notte gli ricresceva. Da questo tormento lo liberò Eracle, con il consenso di Zeus, che non voleva fallisse l'impresa del figlio. |
Versione delle 18:05, 22 feb 2009
Prometeo, figlio di Giapeto, uno dei Titani, e Climene, ninfa oceanina. Aiutò Zeus nella lotta contro i Titani, ma poi gli si mise contro, per aiutare gli uomini. Tra le sue imprese, Esiodo nella Teogonia ricorda come imbrogliò Zeus dividendo un bue enorme in parti diseguali: avvolse le ossa con grasso, mentre mise intorno alle carni e alle viscere la pelle, così che sembrasse più appetitosa la parte nascosta dal grasso. Zeus si lasciò ingannare, ma poi punì gli uomini, togliendo loro il fuoco. Quando, però, Prometeo di nuovo lo ingannò, donando il fuoco ai mortali, allora Zeus li punì di nuovo creando la prima donna e inviandola tra gli uomini. Tale donna fu Pandora, Prometeo fu invece incatenato alla rupe del Caucaso, dove un'aquila ogni giorno gli rodeva il fegato che di notte gli ricresceva. Da questo tormento lo liberò Eracle, con il consenso di Zeus, che non voleva fallisse l'impresa del figlio.