Utente:Francesca

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Questo tipo di prologo, detto anche ''ascreo'' o ''esiodeo'', è una sorta di investitura poetica: sarà ripreso in seguito da altri poeti, per es. da [[Callimaco]] nella sua opera di elegie, intitolata ''Aitia''. Il poeta obbedisce alle Muse e racconta che in origine fu il [[Caos]] primigenio, da cui nacquero [[Gea, Eros, Erebo, la Notte]]. Da Gea, per partenogenesi nacque [[Urano]]; da Gea e Urano nacquero [[i Titani, i Ciclopi e i Centimani]]. Urano ricacciava nel ventre della Terra (Gea) tutti i figli che generava; alla fine Gea, non potendone più, riunì i figli e chiese loro di aiutarla a vendicarsi di Urano; nessuno dei figli accettò, tranne [[Crono]], cui la madre diede una falce (fabbricata con l'acciaio che Gea aveva prodotto dalle sue viscere). Con questa Crono tagliò i genitali del padre e li scagliò in mare: dal sangue di questi nacquero le  [[Erinni]], dalla spuma [[Afrodite]]. Crono prese il posto di Urano e sposò poi [[Rea]], una dei Titani; anche lui fu un padre dispotico: ingoiava tutti i figli che nascevano, temendo che lo detronizzassero come lui aveva fatto con il padre Urano, finché Rea decise di partorire l'ultimo figlio nell'isola di Creta e di dare a Crono, anziché il figlio, una pietra avvolta nelle fasce. Così il figlio, [[Zeus]] appunto, fu salvo e, una volta divenuto adulto, spodestò il padre, costringendolo a vomitare tutti i figli che aveva ingoiato. Fra questi c'erano [[Ade]], che divenne il dio degli Inferi, e [[Poseidone]], che ebbe il dominio del mare.
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Questo tipo di prologo, detto anche ''ascreo'' o ''esiodeo'', è una sorta di investitura poetica: sarà ripreso in seguito da altri poeti, per es. da [[Callimaco]] nella sua opera di elegie, intitolata ''Aitia''. Il poeta obbedisce alle Muse e racconta che in origine fu il [[Caos]] primigenio, da cui nacquero [[Gea, Eros, Erebo, la Notte]]. Da Gea, per partenogenesi nacque [[Urano]]; da Gea e Urano nacquero [[i Titani, i Ciclopi e i Centimani]]. Urano ricacciava nel ventre della Terra (Gea) tutti i figli che generava; alla fine Gea, non potendone più, riunì i figli e chiese loro di aiutarla a vendicarsi di Urano; nessuno dei figli accettò, tranne [[Crono]], cui la madre diede una falce (fabbricata con l'acciaio che Gea aveva prodotto dalle sue viscere). Con questa Crono tagliò i genitali del padre e li scagliò in mare: dal sangue di questi nacquero le  [[Erinni]], http://tbn2.google.com/images?q=tbn:0bTqlXKLahYivM:http://www.webalice.it/fporetti/foto%25203%2520bis/Image426.gif dalla spuma [[Afrodite]]. Crono prese il posto di Urano e sposò poi [[Rea]], una dei Titani; anche lui fu un padre dispotico: ingoiava tutti i figli che nascevano, temendo che lo detronizzassero come lui aveva fatto con il padre Urano, finché Rea decise di partorire l'ultimo figlio nell'isola di Creta e di dare a Crono, anziché il figlio, una pietra avvolta nelle fasce. Così il figlio, [[Zeus]] appunto, fu salvo e, una volta divenuto adulto, spodestò il padre, costringendolo a vomitare tutti i figli che aveva ingoiato. Fra questi c'erano [[Ade]], che divenne il dio degli Inferi, e [[Poseidone]], che ebbe il dominio del mare.
Zeus si trovò, però, a combattere con i Titani (la famosa [[Titanomachia]]) e li vinse grazie alla folgore che forgiarono per lui i Ciclopi. In seguito a questa vittoria, Zeus divenne il signore dell'universo. Da Zeus nacquero gli dèi dell'Olimpo: [[Apollo e Artemide]] (da Latona), [[Ares]] (da Era), [[Efesto]] (da Era; secondo una tradizione Efesto sarebbe figlio di Era soltanto), [[Dioniso]] (da Semele), [[Hermes]] (da Maia), [[Atena]] (dalla testa di Zeus). Segue poi la generazione di figli nati da dèe e da uomini mortali e con questo elenco termina l'opera.
Zeus si trovò, però, a combattere con i Titani (la famosa [[Titanomachia]]) e li vinse grazie alla folgore che forgiarono per lui i Ciclopi. In seguito a questa vittoria, Zeus divenne il signore dell'universo. Da Zeus nacquero gli dèi dell'Olimpo: [[Apollo e Artemide]] (da Latona), [[Ares]] (da Era), [[Efesto]] (da Era; secondo una tradizione Efesto sarebbe figlio di Era soltanto), [[Dioniso]] (da Semele), [[Hermes]] (da Maia), [[Atena]] (dalla testa di Zeus). Segue poi la generazione di figli nati da dèe e da uomini mortali e con questo elenco termina l'opera.

Versione delle 18:14, 16 feb 2009

Indice

Esiodo

Vita

Le notizie sulla vita di Esiodo, il primo poeta della letteratura greca fornito di una sua "carta d'identità", si ricavano da quello che egli stesso dice di sé nelle sue opere. Sappiamo, quindi, con certezza, che egli nacque ad Ascra, in Beozia, dove il padre, commerciante, si era trasferito da Cuma eolica, in seguito ad un dissesto economico. La data di nascita si colloca intorno alla metà dell'VIII sec., poiché intorno al 720 a.C. avrebbe partecipato ad una gara poetica durante i ludi in onore di un eroe, Anfidamante, caduto nella guerra lelanzia, combattuta in Eubea, tra le città di Calcide ed Eretria, per il possesso della pianura di Lelanto. Del viaggio in mare Esiodo si lamenta, tanto che non osò più affrontare la navigazione. in quella gara vinse un tripode di bronzo che consacrò alle Muse, sul monte Elicona, dove un tempo gli erano apparse per consacrarlo poeta (v. Teogonia). Un'altra notizia biografica riguarda la lite con il fratello Perse che, in seguito alla morte del padre, dopo aver dilapidato i beni ereditati, ottenne con la complicità di giudici corrotti anche una parte delle terre toccate ad Esiodo. Questo episodio fu l'occasione per la composizione dell'altra opera importante di Esiodo, Le Opere e i Giorni. Leggendarie sembrano altre storie: quella del Certame tra Omero ed Esiodo e quella della morte per uccisione che gli sarebbe toccata per aver violentato una giovane fanciulla. La sua tomba, dopo la distruzione di Ascra, fu trasferita ad Orcomeno.

Opere

Teogonia

Poema in esametri, racconta l'origine del mondo (la prima parte è una cosmogonia) e la nascita degli dèi (questa è la vera e propria teogonia). Nei ww.1-10 del prologo, Esiodo invoca le Muse abitanti dell'Elicona [in Beozia]

beozia-map_01.gif

"Cominciamo a cantare le Muse dell'Elicona, che abitano la grande e divina montagna dell'Elicona, e vicino alla fonte dall'aspetto oscuro, con i piedi delicati, danzano e vicino all'altare del forte Crono; e dopo essersi lavate la tenera pelle (nell'acqua) del Permesso o dell'Ippocrene o dell'Olmio divino, intrecciarono danze sulla vetta più alta dell'Elicona, belle leggiadre e volteggiarono con i piedi. Di là allontanandosi, avvolte in una fitta nebbia, di notte avanzavano, levando una bellissima voce,"

Esse apparvero a lui mentre pascolava il gregge e lo esortarono a celebrare la stirpe degli dèi (ww.22-34): "Esse un tempo insegnarono a Esiodo il bel canto, mentre pascolava gli agnelli ai piedi del divino Elicona. A me per la prima volta le dèe rivolsero la parola, le Muse dell'Olimpo, le figlie dell'egioco Zeus: 'Pastori selvaggi, brutte creature, solo ventre, noi sappiamo dire molte menzogne simili a verità ma sappiamo, se vogliamo, cantare il vero. Così dissero le figlie del grande Zeus, veridiche, e mi diedero come scettro un ramo di alloro fiorente, dopo averlo colto, ammirabile; mi ispirarono un canto divino, affinche celebrassi il futuro e il presente e mi esortarono a celebrare con inni la stirpe degli dèi beati immortali e a cantare loro stesso, all'inizio e alla fine, sempre."

Questo tipo di prologo, detto anche ascreo o esiodeo, è una sorta di investitura poetica: sarà ripreso in seguito da altri poeti, per es. da Callimaco nella sua opera di elegie, intitolata Aitia. Il poeta obbedisce alle Muse e racconta che in origine fu il Caos primigenio, da cui nacquero Gea, Eros, Erebo, la Notte. Da Gea, per partenogenesi nacque Urano; da Gea e Urano nacquero i Titani, i Ciclopi e i Centimani. Urano ricacciava nel ventre della Terra (Gea) tutti i figli che generava; alla fine Gea, non potendone più, riunì i figli e chiese loro di aiutarla a vendicarsi di Urano; nessuno dei figli accettò, tranne Crono, cui la madre diede una falce (fabbricata con l'acciaio che Gea aveva prodotto dalle sue viscere). Con questa Crono tagliò i genitali del padre e li scagliò in mare: dal sangue di questi nacquero le Erinni, Image426.gif dalla spuma Afrodite. Crono prese il posto di Urano e sposò poi Rea, una dei Titani; anche lui fu un padre dispotico: ingoiava tutti i figli che nascevano, temendo che lo detronizzassero come lui aveva fatto con il padre Urano, finché Rea decise di partorire l'ultimo figlio nell'isola di Creta e di dare a Crono, anziché il figlio, una pietra avvolta nelle fasce. Così il figlio, Zeus appunto, fu salvo e, una volta divenuto adulto, spodestò il padre, costringendolo a vomitare tutti i figli che aveva ingoiato. Fra questi c'erano Ade, che divenne il dio degli Inferi, e Poseidone, che ebbe il dominio del mare. Zeus si trovò, però, a combattere con i Titani (la famosa Titanomachia) e li vinse grazie alla folgore che forgiarono per lui i Ciclopi. In seguito a questa vittoria, Zeus divenne il signore dell'universo. Da Zeus nacquero gli dèi dell'Olimpo: Apollo e Artemide (da Latona), Ares (da Era), Efesto (da Era; secondo una tradizione Efesto sarebbe figlio di Era soltanto), Dioniso (da Semele), Hermes (da Maia), Atena (dalla testa di Zeus). Segue poi la generazione di figli nati da dèe e da uomini mortali e con questo elenco termina l'opera.

Le Opere e i Giorni

Le Opere e i Giorni si aprono con un proemio (vv. 1-10), diverso da quello del poema epico, in quanto in questo il poeta canta quello che le Muse gli suggeriscono,essendo egli semplice strumento della loro poesia, mentre nel proemio del poema didascalico (tale è il genere appunto dell'opera di cui si tratta) il poeta è in prima persona autore di ciò che racconta. Infatti, nel proemio, dopo l'iniziale e tradizionale invocazione alle Muse, che egli esorta a celebrare Zeus, garante della giustizia nel mondo, Esiodo indica l'obiettivo della sua opera: dire a Perse parole di verità. Scrive Esiodo: "O Muse della Pieria, che celebrate con i (vostri) canti, orsù, cantate Zeus, innalzando con un inno vostro padre; per lui, i mortali sono ugualmente oscuri e famosi, noti e ignoti, per volere del grande Zeus."

Il poema contiene esortazioni al fratello Perse (l'obiettivo dell'opera è appunto quello di far sì che non si comporti contro giustizia, appropriandosi di ciò che non gli spetta) e digressioni.


Dopo il proemio, Esiodo narra il mito delle due contese, quella buona, cioè, lo spirito di emulazione, che spinge l'uomo ad una sana competizione, e quella cattiva, che incita l'uomo alle guerre e alle discordie. Esiodo vuole con tale racconto esortare Perse a non lasciarsi guidare da quella cattiva, a non pretendere più, con la complicità dei giudici divoratori di doni la parte che non gli spetta, come aveva già fatto un'altra volta.

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