Il mito delle cinque età

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assalendolo con parole torte, e spergiurerà.
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Aidòs e Nemesi; e pene dolorose resteranno
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ai mortali: non ci sarà rimedio al male.

Versione delle 06:18, 17 mar 2009

Esiodo, Opere e Giorni, vv. 109 - 201

N.B. La traduzione è quasi interlineare, per aiutare gli studenti nella comprensione del testo poetico.

Dapprima la stirpe d'oro degli uomini mortali

gli immortali che abitano le case dell'Olimpo crearono.

Essi furono al tempo di Crono, quando regnava in cielo;

come dèi vivevano, avendo un animo senza preoccupazioni

lontano dalla fatica e dalla miseria, né la penosa

vecchiaia c'era, sempre uguali nei piedi e nelle mani

godevano nei banchetti, lontani da tutti i mali;

morivano poi come vinti dal sonno; tutti i beni

avevano loro (erano a loro): la terra ricca di farro produceva il frutto

spontaneamente in abbondanza e rigoglioso; quelli volontariamente

tranquilli si dividevano i lavori con molte persone buone.

(ricchi di greggi, cari agli dèi beati).

Ma quando la terra ricoprì questa stirpe,

essi dono demoni venerandi sulla terra

benevoli, che tengono lontani i mali, custodi dei mortali,

(che custodiscono le sentenze e le azioni inique,

vestiti di foschia, vagando dappertutto sopra la terra)

datori di ricchezza; ed ebbero questo privilegio regale.

Poi in seguito una seconda stirpe molto peggiore

d'argento crearono gli abitatori dell'Olimpo,

non simile a quella d'oro né per aspetto fisico né per intelligenza;

ma un figlio per cent'anni presso la cara madre

era nutrito, trastullandosi, come un infante, nella propria casa;

ma quando cresceva e giungeva al limite della giovinezza,

vivevano per un tempo breve, con dolori

per la propria stoltezza; infatti la violenza sfrenata non riuscivano

a tener lontana gli uni dagli altri, né onorare gli immortali

volevano né fare (sacrifici) sugli altari sacri dei beati,

norma che gli uomini avevano secondo i (propri) costumi. Queslli poi

Zeus Cronide soppresse, irato perché gli onori

non concedevano agli dèi beati che abitano l'Olimpo.

Ma, quando anche questa stirpe la terra inghiottì,

essi, sotto la terra, sono chiamati beati mortali,

inferiori, ma comunque l'onore accompagna anche loro.

Il padre Zeus come terza, un'altra stirpe di uomini mortali.

di bronzo, creò, per niente simile a quella d'argento,

dai frassini, terribile e potente; a quelli, di Ares

le opere non stavano a cuore, funeste, e le violenze, né alcun cibo

mangiavano, ma d'acciaio avevano il cuore duro,

informi; la grande forza e mani enormi

crescevano dalle spalle sulle membra possenti.

Di bronzo erano le loro armi, di bronzo le case,

con strumenti di bronzo lavoravano; non c'era il ferro scuro.

E quelli, vinti dalle proprie mani,

scesero nella dimora ammuffita del gelido Ade,

senza nome; la morte, anche se erano spaventosi,

(la morte) nera, li colse, e abbandonarono la splendente luce del sole.

Ma quando la terra inghiottì anche questa stirpe,

di nuovo ancora un'altra, la quarta, sulla terra nutrice

Zeus Cronide creò, più giusta e valida,

la divina stirpe degli eroi, che sono chiamati

semidèi, generazione precedente (la nostra) sulla terra infinita.

Quelli distrussero (v.s.) la crudele morte e la mischia cruenta

alcuni a Tebe dalle sette porte, la terra di Cadmo.

mentre combattevano per le greggi di Edipo,

altri sulle navi sopra il profondo abisso del mare

dopo averli condotti a Troia, per Elena dalle belle chiome.

Allora certamente alcuni li avvolse il termine della morte,

ad altri avendo fornito vita e costumi separatamente dagli uomini

il padre Zeus Cronide li insediò ai confini della terra.

Ed essi abitano con cuore senza affanni

nelle isole dei beati presso l'Oceano dai gorghi profondi,

eroi beati, per i quali il frutto dolce (come il miele),

che fiorisce tre volte l'anno, la terra datrice di grano produce.

Volesse il cielo che io non appartenessi alla quinta stirpe

di uomini, ma o fossi morto prima o fossi nato dopo.

Ora, infatti, c'è la stirpe del ferro; né mai di giorno

cesseranno dalla fatica e dalla miseria né di notte

(cesseranno) di essere rovinati: gli dèi infliggeranno penose sofferenze.

Ma comunque anche per loro i beni si mescoleranno ai mali.

Zeus distruggerà anche questa stirpe di uomini mortali,

quando diventeranno canuti nelle tempie.

Né il padre padre (sarà) simile ai figli né i figli (al padre)

né lo straniero allo straniero né il compagno al compagno

né il fratello sarà amico(al fratello), come in precedenza,

subito disprezzeranno i genitori, quando invecchieranno;

li biasimeranno pronunciando parole ostili,

pazzi, poiché non conoscono neppure rispetto per gli dèi; ed essi neppure

darebbero ai genitori che invecchiano nutrimento,

violenti! l'uno abbatterà la città dell'altro;

nessun rispetto ci sarà del giuramento né del giusto

né del bene, piuttosto l'autore di malvagità e di violenza

onoreranno, la giustizia sarà nelle mani e pudore

non ci sarà; il malvagio nuocerà all'uomo migliore

assalendolo con parole torte, e spergiurerà.

L'invidia dal linguaggio maledico, che si compiace del male, odiosa

accompagnerà tutti gli uomini miseri.

E allora dalla terra dalle ampie vie verso l'Olimpo

avvolte da bianchi mantelli nella bella pelle

saliranno alla volta della stirpe degli immortali, abbandonando gli uomini,

Aidòs e Nemesi; e pene dolorose resteranno

ai mortali: non ci sarà rimedio al male.

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