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Da Wikiscuola.

Versione delle 16:52, 20 ott 2006, autore: 84.222.236.65 (Discussione)
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Il difficile rapporto tra ragione e religione probabilmente affonda le sue radici nell'epoca in cui ci si sforzò, per la prima volta, di rendere conto dei fenomeni naturali senza ricorrere al mito. Era la nascita della filosofia e, di conseguenza, della scienza. Nel corso dei secoli, fede e ragione si sono spesso rincorse, affiancate, urtate e, diverse volte, ignorate. Nel medioevo, per esempio, furono tremendi gli sforzi di chi, filosofo e credente, cercò di conciliare la razionalità con la Verità rivelata. Perché tanti sforzi per cercare di razionalizzare la fede? Perché cercare, a tutti i costi, di trovare nel logos divino nient'altro che un'argomentazione apodittica della Verità? Gli sforzi in tal senso non furono perpetrati solamente da religiosi la cui fede nell'esistenza di un dio prendeva,ogni tanto, a vacillare. Agli inizi del ‘600 scienza e religione non erano ancora distaccate tra di loro. La teologia era ancora il punto assoluto di partenza, non possedeva un proprio ambito ristretto quindi le leggi della natura non erano considerate come ambito esclusivo della scienza, ma come derivazione della teologia. Soltanto con Galilei nasce l’idea che ogni materia debba occupare il proprio ambito specifico; lo scienziato asserisce: 1)Le Sacre Scritture non possono errare 2)Può sbagliare chi le interpreta (l'interpretazione delle Scritture non è così semplice e alla portata del comune pensiero umano) 3)Non attenersi al significato letterale del testo 4)Nell’ambito della natura le sacre scritture non c’entrano Secondo Galilei le Sacre Scritture riguardano il campo della spiritualità, dell’uomo e della sua salvezza mentre le scienze sono cosa umana e matematica che riguardano tutto ciò che ci circonda e quindi degno di studio. Galileo sostenne il sistema eliocentrico copernicano e ne dimostrò la validità. Tuttavia la Chiesa, a causa di pregiudizi riguardanti l'interpretazione delle Scritture, lo costrinse ad abiurare le proprie convinzioni. L’ideatore dei Lincei presentò la sua scoperta in un primo tempo come semplice ipotesi, per paura di eventuali conflitti con la chiesa. Ma se l’ipotesi (astratta) era ritenuta possibile, la dimostrazione era addirittura errata. Deduttivamente, per trarre conoscenze si partiva da una verità unica e inconfutabile. In conclusione, nel ‘600 la scienza non era ancora autonoma nella ricerca.

Stella Milazzo

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